Per le donne è assai più probabile essere mal diagnosticate rispetto agli uomini. Non è malizia, si tratta piuttosto di pregiudizi, impliciti e pervasivi, sul sesso e sul genere, che stanno causando alle pazienti diagnosi errate o mancate, accuse di ansia eccessiva e trascuratezza verso i loro problemi di salute.
Una volta si era soliti parlare di “isteria femminile” come vera e propria diagnosi per le donne, ogni qualvolta che una donna mostrasse emozioni “inappropriate” quali rabbia o persino desiderio sessuale. Per secoli si è creduto che l’utero stesso fosse la causa dei sintomi “isterici” di una donna. Dato questo sfondo storico, non c’è da meravigliarsi se le preoccupazioni mediche delle donne siano liquidate e sminuite anche oggi.
Inoltre, per anni è stato considerato l’uomo come paradigma di riferimento per la ricerca medica e la pratica clinica, con l’estensione dei risultati alle donne, assumendo che l’innegabile diversità biologica non avesse ripercussioni significative sulle malattie.
Queste due questioni, molto vicine tra di loro, si incontrano in un punto: una mancata conoscenza approfondita del corpo femminile. Le donne sono mal diagnosticate più spesso degli uomini principalmente perché i medici sanno molto meno sul corpo femminile di quanto sappiano sul corpo maschile, anche se ci sono differenze biologiche che scendono al livello cellulare.
A tal proposito, una ventina d’anni fa, venne introdotta dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la medicina di genere; per definizione: “lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona”. Questa branca della medicina prevedeva dunque l’inclusione delle donne nella ricerca medica e farmaceutica.
Persistono tuttavia enormi lacune, dato che fino ad ora la donna è stata trattata come una versione in miniatura dell’uomo, eccezione fatta per quelle patologie esclusivamente femminili che colpiscono la mammella, l’utero e le ovaie. Tante patologie non vengono riconosciute o vengono diagnosticate solo nelle loro fasi avanzate, dopo anni di dolori e persino vergogna a causa di medici che liquidano le preoccupazioni delle donne, stigmatizzandole come ansiose. Spesso i medici addossano la causa dei problemi di salute delle donne alla loro salute mentale, peso o mancanza di cura di sé stesse, il che ritarda un trattamento efficace.
Ma possiamo osservare come gli effetti di questa medicina “taglia unica” stiano costando alle donne la loro salute e alle volte la loro vita: cinque anni dopo un attacco di cuore quasi la metà delle donne muore, rispetto al 36 per cento degli uomini.
Anche un caso di psicologia più recente ne è la conferma. Si tratta dell’ADHD, il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, da sempre diagnosticato quasi ed esclusivamente nei giovani ragazzi. Questo perché i sintomi tradizionali dell’ADHD, come disattenzione, iperattività e impulsività, sono quasi sempre stati osservati nei maschi ed essendo diversi nelle ragazze, spesso non vengono rilevati. Ancora meno nelle donne adulte, essendo questi sintomi non del tutto specifici. Una donna affetta da ADHD può trovare difficoltà a rispettare le scadenze, impegnarsi in piani sociali o concentrarsi su progetti personali; tutte cose che possono interferire con le attività quotidiane, causando frustrazione e confusione se non arriva una diagnosi chiara.
Le donne presentano sintomi diversi, reagiscono ai trattamenti in modo diverso e sono persino più vulnerabili agli effetti collaterali di alcuni farmaci rispetto agli uomini.
Il problema è che l’insegnamento sulle differenze sessuali non è ancora stato riconosciuto come un bisogno nella maggior parte delle scuole di medicina. Ed è indubbiamente difficile capire come iniziare ad affrontare questo genere di problemi, ma non saremo in grado di andare avanti nel campo dell’assistenza sanitaria alle donne finché non ci concentreremo sulle reali e cruciali differenze tra i due sessi.